Eccitazione e Vivacità dei bambini

Quando lasciar "sfogo" alle energie e quando proporre attività "CALMANTI". E' corretto provare a contenere l'esuberanza dei bambini? Quali sono i giochi o le attività da fare insieme?

Quando immaginiamo l'infanzia, spesso pensiamo ad un bambino che con entusiasmo e curiosità esplora il mondo giocando, muovendosi, mettendosi in relazione con cose e persone. Questo atteggiamento appartiene a molti bambini, anche se con sfumature molto diverse, ed è una prerogativa specifica della loro età.

Il bisogno di conoscere, di esplorare, e di conseguenza, di muoversi e di “fare”, è un bisogno primario. In questo modo il bambino percepisce la realtà e ne coglie i suoi significati.

In alcuni casi questo atteggiamento è così stimolante e coinvolgente da aumentare l’eccitazione e l'incontrollabilità della situazione. Fino a quando, non di rado, arriva l’intervento del genitore, dell’insegnante o dell’adulto che è con lui, che cerca di “bloccare” questa escalation emotiva.

Ma quando l’eccitazione dei bambini va regolata?
Quando può essere considerata "normale" e quando diventa un “problema”? 

Quando immaginiamo l'infanzia, spesso pensiamo ad un bambino che con entusiasmo e curiosità esplora il mondo giocando, muovendosi, mettendosi in relazione con cose e persone. Questo atteggiamento appartiene a molti bambini, anche se con sfumature molto diverse, ed è una prerogativa specifica della loro età.

Il bisogno di conoscere, di esplorare, e di conseguenza, di muoversi e di “fare”, è un bisogno primario. In questo modo il bambino percepisce la realtà e ne coglie i suoi significati.

In alcuni casi questo atteggiamento è così stimolante e coinvolgente da aumentare l’eccitazione e l'incontrollabilità della situazione. Fino a quando, non di rado, arriva l’intervento del genitore, dell’insegnante o dell’adulto che è con lui, che cerca di “bloccare” questa escalation emotiva.

Ma quando l’eccitazione dei bambini va regolata? Quando può essere considerata "normale" e quando diventa un “problema”? 

Bambini troppo eccitati: un problema?

Oggi, nella nostra società, è spesso diffusa la sensazione che molti bambini e ragazzi siano eccessivamente agitati, che prestano poca attenzione e per un tempo limitato, che hanno bisogno di stimoli sempre nuovi per soddisfare la curiosità e la loro voglia di fare. 

Ma tutto questo, per i bambini, è normale!

L’eccitazione è la parte visibile del sentire dei bambini, di tutte quelle emozioni (meraviglia, stupore, gioia) che nascono quando l’interazione con gli altri e con il mondo porta a nuove scoperte, affascinanti e troppo piacevoli per essere interrotte.

Lasciando da parte alcuni casi specifici - come l'ADHD, il disturbo da deficit di attenzione iperattività, che va diagnosticata e non presupposta –  spesso gli adulti confondono l’energia dell’entusiasmo con l'incapacità di controllo di sé.

L’eccitazione non rappresenta un problema fino a quando, da adulti, non ne attribuiamo un valore in contrasto a ciò che ci si aspetta: siamo, ad esempio, in fila in un ufficio postale e ci si aspetta che il bambino rimanga composto senza girovagare per l’ufficio; entriamo in biblioteca e ci raccomandiamo di parlare sottovoce e il bambino, di risposta, corre con gioia allo spazio lettura. 

La vivacità è legata alla personalità del bambino, alla sua età e in generale ad un atteggiamento personalissimo alle cose e al mondo; non è incapacità di sapersi controllare o di seguire regole di buona educazione, ma fa parte della meraviglia e dello stupore che lo sguardo infantile ripone sulla vita. 

L'eccitazione: riconoscerla per imparare a gestirla

L'eccitazione è un meccanismo fisiologico che provoca un'attivazione psicologica o fisica in ogni persona; si presenta già nei primi mesi di vita quando ad esempio un neonato di poche settimane si attiva nel vedere il volto della madre agitando braccia e gambe.

Un bambino è attratto da uno stimolo nuovo che innesca in lui curiosità e interesse nel toccare, sentire, gustare questo oggetto. 

In alcuni casi e in alcuni bambini possiamo notare difficoltà nel gestire un'eccitazione molto forte o molto prolungata e spesso, come adulti, ci sentiamo chiamati ad intervenire per dare un limite a quella che consideriamo un’inevitabile escalation.

È sempre necessario il nostro intervento? 

L'eccitazione e l’esuberante vivacità dei bambini non è una situazione da regolare o da tenere sotto controllo, ma un meccanismo da imparare a conoscere ed accompagnare. Questo ci permette di vivere una positiva relazione con noi stessi e con il mondo che ci circonda.

Se l'eccitazione, quindi, è un meccanismo di reazione personale e soggettivo, occorre darsi del tempo per imparare a sentire il proprio corpo e riconoscere le emozioni che viviamo; questo è il primo passo per prenderne consapevolezza. 

Come accompagnare i bambini in questa consapevolezza?

L'eccitazione: riconoscerla per imparare a gestirla

L'eccitazione è un meccanismo fisiologico che provoca un'attivazione psicologica o fisica in ogni persona; si presenta già nei primi mesi di vita quando ad esempio un neonato di poche settimane si attiva nel vedere il volto della madre agitando braccia e gambe.

Un bambino è attratto da uno stimolo nuovo che innesca in lui curiosità e interesse nel toccare, sentire, gustare questo oggetto. 

In alcuni casi e in alcuni bambini possiamo notare difficoltà nel gestire un'eccitazione molto forte o molto prolungata e spesso, come adulti, ci sentiamo chiamati ad intervenire per dare un limite a quella che consideriamo un’inevitabile escalation.

È sempre necessario il nostro intervento?

L'eccitazione e l’esuberante vivacità dei bambini non è una situazione da regolare o da tenere sotto controllo, ma un meccanismo da imparare a conoscere ed accompagnare. Questo ci permette di vivere una positiva relazione con noi stessi e con il mondo che ci circonda.

Se l'eccitazione, quindi, è un meccanismo di reazione personale e soggettivo, occorre darsi del tempo per imparare a sentire il proprio corpo e riconoscere le emozioni che viviamo; questo è il primo passo per prenderne consapevolezza.  

Come accompagnare i bambini in questa consapevolezza?

Fermiamoci un momento: accompagnare i bambini al sé

Quando notiamo che un bambino si sta agitando siamo portati subito a pensare che occorre intervenire, a volte anche bloccando fisicamente l’azione (ad esempio con un abbraccio).

Se non siamo davanti ad un pericolo per il bambino (che giustifica anche uno stop forzato), l’azione più efficace è assumere noi un atteggiamento di ascolto e connessione con il bambino. Fermiamoci accanto a lui, poniamoci alla sua altezza e cerchiamo di connetterci con lo sguardo e con la postura del nostro corpo.

Comunichiamo al bambino l’esigenza di assumere un diverso atteggiamento: se sta urlando, ad esempio, chiediamo di abbassare la voce perché non capiamo quello che dice o perché stiamo disturbando le attività degli altri.
Questo può già aiutare il bambino a distogliere l’attenzione dallo stimolo o dall’escalation emotiva senza pensare però che abbia sbagliato. 

Se conosciamo il nostro bambino e sappiamo che in certe situazioni ha difficoltà a comprendere la propria emozione, possiamo cercare di predisporre il contesto limitando gli stimoli.
Ad esempio, nello spazio gioco, possiamo lasciare solo alcuni giocattoli o strumenti oppure possiamo riporli in contenitori o spazi dedicati.


Infatti uno spazio organizzato e strutturato aiuta a muoversi con maggiore consapevolezza e “limita” l’eccesso di caos anche fisica. Oppure se sappiamo di dover andare in un ambiente molto frequentato e dispersivo (passeggiata al mercato, al centro commerciale), possiamo dare indicazioni di comportamento prima di arrivare nel luogo, informando il bambino su quello che andremo a fare: "rimaniamo vicini, puoi lasciarmi la mano se prima mi dici dove vuoi andare".

In linea generale, davanti all'agitazione incontrollata possiamo proporre un’attività più rilassante ma soprattutto interessante per il nostro bambino: una lettura, una ricetta da cucinare insieme, una passeggiata.

Per ciascuno di noi è “calmante” qualcosa che piace. Proprio per questo, imparare ad osservare il nostro bambino e capire cosa gli piace fare può essere utile come attività o momento distensivo. 

Stare accanto, osservare o invitare: proviamo a seguire questi semplici gesti per aiutare noi e i nostri bambini ad accoglierci anche nel tumulto delle emozioni.

Se conosciamo il nostro bambino e sappiamo che in certe situazioni ha difficoltà a comprendere la propria emozione, possiamo cercare di predisporre il contesto limitando gli stimoli.
Ad esempio, nello spazio gioco, possiamo lasciare solo alcuni giocattoli o strumenti oppure possiamo riporli in contenitori o spazi dedicati.


Infatti uno spazio organizzato e strutturato aiuta a muoversi con maggiore consapevolezza e “limita” l’eccesso di caos anche fisica. Oppure se sappiamo di dover andare in un ambiente molto frequentato e dispersivo (passeggiata al mercato, al centro commerciale), possiamo dare indicazioni di comportamento prima di arrivare nel luogo, informando il bambino su quello che andremo a fare: "rimaniamo vicini, puoi lasciarmi la mano se prima mi dici dove vuoi andare".

In linea generale, davanti all'agitazione incontrollata possiamo proporre un’attività più rilassante ma soprattutto interessante per il nostro bambino: una lettura, una ricetta da cucinare insieme, una passeggiata.

Per ciascuno di noi è “calmante” qualcosa che piace. Proprio per questo, imparare ad osservare il nostro bambino e capire cosa gli piace fare può essere utile come attività o momento distensivo. 

Stare accanto, osservare o invitare: proviamo a seguire questi semplici gesti per aiutare noi e i nostri bambini ad accoglierci anche nel tumulto delle emozioni.

Questo articolo è stato scritto da: Monica Salsi

CHI SONO?

Sono una pedagogista e formatrice in libera professione. Sono laureata e dottoressa di ricerca in Pedagogia.

Sono moglie e mamma alle prese con due piccoli di 3 anni e mezzo e 9 mesi.  Cerco nei precari equilibri quotidiani quei piccoli gesti che nutrono la meraviglia, e in questo stupore, per me, c’è ogni volta un dono. Ho sempre pensato che per capire dove vogliamo andare abbiamo bisogno di sapere chi siamo. Per questo ho deciso di occuparmi dell’umano e del suo sviluppo. E forse anche per questo mi piace pensare di non essere ancora la versione ultima di me stessa.

IL MIO LAVORO

Accompagno professionisti e genitori nell'approfondire e realizzare quotidianamente le proprie competenze e chiavi educative, imparando a costruire relazioni in dialogo con il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza. 

Per fare questo propongo percorsi individuali e di gruppo sui temi dell’educazione alla relazione e all'affettività, percorsi di empowerment della genitorialità e formazioni specifiche per i professionisti dell’educare (insegnanti, educatori e mondo extrascolastico).

MONICA E ATOMIC BABY

Tra me e Sara è bastata una chiacchierata per sentire quella sintonia e quell'energia positiva che si è trasformata in una voglia matta di collaborare.

Il nostro desiderio è quello di offrire ai genitori (e non solo) un supporto  che mira a sviluppare competenze sociali ed emotive per raggiungere il rispetto reciproco, una comunicazione efficace con i nostri bambini e una gestione dei conflitti nelle relazioni.

In che modo? Attraverso pillole, consigli e articoli sul blog e sui social di Atomic Baby oppure chiedendo alle ragazze atomiche i miei contatti per una consulenza face to face.

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